AGLI ARRESTI I VERTICI PER IL DISSESTO DI BANCA POPOLARE DI BARI

31/01/20

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Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari ha disposto l’applicazione degli arresti domiciliari nei confronti dell’ex Presidente della Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini (indagato per false comunicazioni sociali, art. 2622 del cod. civ.; falso in prospetto, art 173 bis del D.lgs 24.02.1998 n.58, ostacolo alla vigilanza, art.2638 del cod. civ.; maltrattamenti ed estorsioni, artt. 572 e 629 c.p.), di suo figlio Gianluca, già Condirettore Generale (indagato per false comunicazioni sociali, art. 2622 del cod. civ.; falso in prospetto, art 173 bis del D.lgs 24.02.1998 n.58; ostacolo alla vigilanza, art.2638 del cod. civ.; maltrattamenti ed estorsioni, artt. 572 e 629 c.p.)  e di Elia Circelli attuale responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione del medesimo istituto di credito (indagato per false comunicazioni sociali, art. 2622 del cod. civ.;).

Misure cautelare interdittive sono state disposte anche nei confronti di De Bustis Figarola, già Direttore Generale della citata Banca ed ex Amministratore delegato (indagato per false comunicazioni sociali, art. 2622 del cod. civ.; falso in prospetto, art 173 bis del D.lgs 24.02.1998 n.58; ostacolo alla vigilanza, art.2638 del cod. civ; maltrattamenti ed estorsioni, artt. 572 e 629 c.p.).

L’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari giunge all’esito della richiesta di adozione delle misure cautelari avanzata da quest’Ufficio del Pubblico Ministero nel mese di luglio dello scorso anno nell’ambito della indagine avviata al fine di accertare le cause che hanno portato al dissesto finanziario della Banca Popolare di Bari, recentemente commissariata dalla Banca d’Italia con proprio provvedimento emesso in data 13 dicembre 2019.

Le investigazioni condotte dai finanzieri Gruppo Tutela Mercato Capitali hanno portato alla luce molteplici condotte illecite perpetrate mediante l’esposizione nei bilanci di esercizio di fatti non corrispondenti al vero, l’omissione di rilevanti informazioni nella redazione dei prospetti informativi diffusi in occasione della offerta pubblica di acquisto di nuove azioni, l’ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza svolte dalla Consob.

Emerge dalle intercettazioni che lo scopo dei vertici della Banca è quello di mantenere intatto il potere di gestione a spese degli azionisti. Le false informazioni fornite sono quindi volte a convincere i risparmiatori a comprare azioni e a permettere alla Banca popolare di Bari di ampliare il suo raggio di azione. Poco importa se da quel momento le azioni sono diventate illiquide e hanno perso rapidamente di valore. Tanto hanno pagato gli ignari risparmiatori. Infatti, le informazioni contenute nel prospetto sono totalmente fuorvianti.

 In sostanza, emergerebbe un interesse da parte dei vertici della Banca a ritardare l’emersione delle perdite in modo da poter deliberare aumenti di capitale sociale mediante offerta di azioni a un prezzo conveniente ed incentivante mediante applicazione di uno sconto sul prezzo delle azioni di nuova emissione

Le  condotte fraudolente contestate riguardano la esposizione di dati non veritieri al fine di occultare perdite di rilevante entità subite dall’Istituto bancario così da gonfiare artificiosamente il patrimonio della banca e trarre in inganno i soci ed il pubblico sulla reale situazione dell’Istituto di Credito mediante:

  1. fittizie operazioni di cartolarizzazione consistenti nella cessione di crediti deteriorati ad una società finanziaria, la Chariot Funding LLC, e nel successivo riacquisto da parte della stessa Banca Popolare di Bari, degli strumenti finanziari che detta società aveva messo in vendita allo scopo di finanziare la cessione. Detta operazione, avvenuta a cavallo dei due bilanci di esercizio, ovvero nel 2017 la cessione dei crediti deteriorati e nel 2018 l’operazione di acquisto dei titoli, apparirebbe esclusivamente finalizzata a rappresentare l’esistenza di una liquidità, indicata nel bilancio 2017 pari a 500 milioni di euro, di fatto inesistente in quanto riutilizzata l’anno seguente per il riacquisto dei titoli emessi dalla stessa società di cartolarizzazione;
  2. l’indebita contabilizzazione negli anni dal 2015 al 2018 di imposte anticipate sulla perdita fiscale per complessivi 141 milioni di euro, pur essendo emersa la piena consapevolezza che la banca non avrebbe potuto conseguire negli anni successivi gli utili necessari per riassorbire dette perdite fiscali; 
  3. l’omessa svalutazione degli avviamenti relativi agli anni 2014, 2016 e 2017, riferiti a rilevanti partecipazioni detenute dalla banca nelle seguenti società:  Fusione ex Nuova Banca Mediterranea, Ramo d’azienda Gruppo Intesa San Paolo, Fusione ex Banca Popolaredi Calabria, Ramo d’azienda promozione finanziaria da ex Popolare, Bari Servizi Finanziari SIM Spa, Fusione ex Banca Popolare della Penisola Sorrentina, Tercas – Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo Spa e Banca Caripe Spa, mediante la reiterata violazione dei principi contabili che presiedono alla redazione dei bilanci e delle norme di carattere tecnico che invece imponevano il ridimensionamento del valore degli avviamenti per complessivi euro 397.666.126;
  4. l’indebito appostamento nei bilanci relativi agli anni 2016 e 2017 di attività pari a 42 milioni di euro derivanti da un credito vantato verso l’Ente Ecclesiastico Ospedale Francesco Miulli, la cui inesigibilità era invece nota stante l’ammissione dell’Ospedale Miulli alla procedura del concordato preventivo.

Inoltre, al fine di agevolare la vendita di prodotti finanziari emessi in seguito agli aumenti di capitale deliberati negli anni 2014 e 2015 per l’acquisizione del Gruppo Tercas – Caripe, sarebbero state omesse nei prospetti informativi diffusi in occasione della offerta pubblica di acquisto dei nuovi titoli azionari rilevanti notizie destinate ad informare i potenziali acquirenti sulla reale natura dell’investimento e sui criteri utilizzati per la determinazione del prezzo di vendita delle nuove azioni, nonché sul rischio connesso all’operazione di acquisizione del Gruppo Tercas – Caripe gravato da rilevanti perdite e sulla connessa operazione di salvataggio, sul rischio di illiquidità delle azioni emesse dalla Banca, di fatto rivelatesi invendibili, così impedendo di fatto agli investitori di valutare correttamente i rischi connessi all’acquisto dei titoli.

Tali condotte sarebbero state reiterate anche nei confronti della Consob alla quale, al fine di ostacolarne l’esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo, sarebbero state fornite dichiarazioni non veritiere in ordine alla conformità dei prospetti contenenti, in realtà, dichiarazioni mendaci e rilevanti omissioni come rilevato dalla stessa Consob con proprio provvedimento sanzionatorio adottato nel mese di ottobre del 2018. 

Le vicende societarie influiscono sugli interventi che non pochi risparmiatori hanno attivato per vedere riconoscere sì diritto risarcimento dei danni subiti in ragione dell’acquisto dei titoli emessi da Popolare di bari.  Infatti, l’ACF per la prima volta ha liquidato il risarcimento in misura pari al capitale complessivamente impiegato tanto nell’acquisto di azioni quanto in quello di obbligazioni subordinate.

In particolare il collegio arbitrale riconosce nell’amministrazione straordinaria il rischio reale (ed oltretutto elevato) che le obbligazioni possano non essere rimborsate alla scadenza. (Vedi Decisione n. 2151 del 17 gennaio 2020).

 

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